Best Magazine Covers.
#08 Agosto 2015

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle copertine più suggestive del panorama editoriale mondiale.
Una selezione che questo mese vede protagonisti illustratori e giornali italiani, come nel caso di Vita Magazine che affida l’illustrazione di copertina a Olimpia Zagnoli. Ed è ancora l’illustrazione a essere protagonista su molte altre cover tra le quali quella di Internazionale, con l’illustratore israeliano Noma Bar, di FT Weekend magazine, con il lavoro di Malika Favre e The New York Times Magazine con l’illustrazione di Andrew Rae.

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Pubblicato il 3 settembre, il nuovo numero del The New York Times Magazine è dedicato alla drammatica questione dei migranti nel Mediterraneo e ospita un lungo servizio realizzato dal fotografo Paolo Pellegrin e dal giornalista Scott Anderson. “We are finished, this is all ending now” è il titolo di copertina associato alla fotografia di Pellegrin; è una frase pronunciata da una donna eritrea che testimonia il dramma che queste persone stanno vivendo.

“Nelle prime ore del 27 luglio, due piccole barche da pesca erano alla deriva nel mezzo del Mar Mediterraneo. Stipati a bordo 733 migranti, compresi 59 bambini di età inferiore ai 5 anni. La maggior parte di loro erano partiti dalla impoverita e dispoticamente governata nazione africana dell’Eritrea. Portavano con sé solo biscotti e un paio di bottiglie di plastica di acqua e pochi di loro sapevano nuotare. Nessuno indossava giubbotti di salvataggio. Si erano spinti al largo dalla costa libica intorno alla mezzanotte, insieme a una terza barca di cui si sono perse le tracce. La loro destinazione era la Sicilia, a circa 300 miglia di distanza. La maggior parte dei migranti non avevano idea di quanto il viaggio sarebbe potuto durare, anche se ad alcuni era stato detto dai trafficanti che avrebbero potuto aspettarsi di raggiungere l’Italia in sei, otto ore. In realtà, alla velocità dell’imbarcazione, per un tale viaggio, sono necessari almeno sei giorni, durante i quali quasi tutte le persone a bordo sarebbero morte di disidratazione o per la prolungata esposizione al sole. Per la traversata i migranti hanno pagato una media di $1.500 ognuno”.

L’approfondimento di questo mese è dedicato a The Outpost, rivista libanese che si occupa di di mondo arabo e possibili scenari futuri.

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The Outpost (L’avamposto) è una rivista che tratta di possibilità. Viene pubblicata due volte l’anno da Beirut. Identifica, comprende e analizza i conflitti, la morale, le energie e le opportunità di un mondo arabo che cambia e cerca di stabilire possibili scenari futuri. Ha lo scopo di innescare una rinascita socio-culturale nel mondo arabo attraverso l’invito ai suoi lettori ad esplorare un mondo di possibilità.

È un giornale ambizioso, multidisciplinare e audacemente eclettico. Ha una portata generale, un focus regionale e una prospettiva globale, e copre una vasta gamma di storie che hanno lo scopo di informare, ispirare e intrattenere. Una rivista lungimirante che sostiene una visione ottimistica in un mondo in cui le possibilità sono infinite.

Il progetto grafico è degli spagnoli Santos Henarejos e Gema Navarro.

Non è distribuita in italia ma potrete acquistarla dallo shop di Magpile.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.