“Eppur si muovono”. Alla Kasa dei Libri di Milano tre secoli di pop-up

Da oggi fino al 2 ottobre la Kasa dei Libri di Milano ospiterà la mostra Eppur si muovono. Percorsi del libro animato da Cartesio a Hirst, che, organizzata in collaborazione con la Libreria Antiquaria Freddi di Torino, guiderà il pubblico attraverso quasi tre secoli per raccontare la meravigliosa storia dei libri animati che da sempre incantano adulti e bambini di tutto il mondo.

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La storia del ‎libro‬ animato affonda infatti le sue radici nel Medioevo ben prima dell’invenzione della stampa. Non erano libri pensati per i ‪‎bambini‬, ma volumi destinati a studiosi che davano la possibilità di conoscere l’anatomia o l’astronomia con esempi pratici del loro funzionamento. I primi volumi in cui l’immagine si muove e cambia vantano autori illustri come Cartesio e Raimondo Lullo. All’epoca i meccanismi erano relativamente semplici: nel caso di libri matematici o di astronomia si ottenevano attraverso il movimento di un disco sovrapposto all’illustrazione; nei trattati di anatomia si utilizzava invece un’aletta di carta che, se sollevata, era in grado di rivelare il funzionamento del corpo umano, nelle sue diverse stratificazioni.
Il libro animato come oggi lo intendiamo si sviluppa invece in Austria, in Francia e nel Regno Unito, quando appaiono i primi esempi di libri con immagini mobili destinati a bambini e ragazzi, ma sono i tedeschi a innovare il libro animato trasformandolo in un vero e proprio spettacolo tridimensionale, con il quale le immagini e la storia escono dalle pagine e occupano le tre dimensioni. È di Monaco infatti il primo artista della materia, il caposcuola dell’ingegneria della carta, Lothar Meggendorfer (1847 – 1925) di cui vengono esposti otto esemplari, incluso il famoso Circo Internazionale che aperto misura più di un metro di lunghezza, con una precisione di dettagli che ancora oggi è capace di stupire.

Dall’abilità raffinatissima di Meggendorfer ai libri d’artista di Damien Hirst, Andy Warhol e Keith Haring il passo è breve, ma pieno di protagonisti illustri che hanno accompagnato l’infanzia di decine di generazioni. Da Pinocchio al Mago di Oz, ai Peanuts o Tarzan.
E così siamo arrivati a oggi, quando l’editoria del libro animato e gli ingegneri della carta sono tornati ad affascinare e incantare lasciandoci a bocca aperta davanti alle sorprendenti illustrazioni che escono dal foglio e sembrano quasi prendere vita.

Eppur si muvono è una mostra da non perdere, una raccolta di oltre cento esemplari di pop-up provenienti da tutti i continenti con autori come Walt Disney, Bruno Munari, Sebastian Matta o Raymond Queneau, e con personaggi immortali che si chiamano Gulliver, Alice, Topolino e tanti altri incluso perfino Michael Jackson.

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Fonte: ufficio stampa

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

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