Thomas Canto, “Still lifes of space time”

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Thomas Canto ©Blindeyefactory

Dal 21 novembre fino al 9 gennaio, Wunderkammern ospiterà la mostra personale dell’artista francese, classe 1979, Thomas Canto Still lifes of space time.

Arriva a in Italia per la prima volta, dopo aver esposto in importanti istituzioni come il Palais de Tokyo di Parigi (proiezione di un video, «All senses», 2012) e aver realizzato installazioni per la Nuit Blanche di Parigi (2014), l’Outdoor Urban Art Festival di Roma (2014), la Biennale di Arte Urbana di Volklingen, Germania (2015) e il Mohammed VI Modern and Contemporary Art Museum di Rabat, Marocco (2015). Recentemente ha realizzato un’installazione per la K11 Art Foundation di Hong Kong, che sarà esposta al Wuhan Art Museum, in Cina, nel 2016.

Le opere di Thomas Canto replicano il suo sguardo sull’ambiente, una proiezione astratta e molteplice di quell’intreccio caotico e disorganizzato, in cui siamo immersi quotidianamente, relativo sia alle architetture e alla vita urbana sia all’individualità e ai movimenti interiori dell’essere umano. Questo crogiolo visionario non lascia spazio per un unico punto di vista e il dinamismo, grazie al decentramento dei punti di fuga nelle costruzioni, la fa da padrone.
Nelle sue opere confluiscono molteplici influenze artistiche, tra le quali il Costruttivismo, il Suprematismo, l’Op Art e l’Arte Urbana.

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Con la mostra romana, Still lifes of space time, l’artista esplora lo spazio tridimensionale combinando superfici dipinte e fili di nylon.  Le geometrie generate riempiranno lo spazio della galleria attraverso variazioni di luci e ombre che catapulteranno lo spettatore in un’esperienza immersiva che lo spingerà ad analizzare la realtà attraverso nuove prospettive.

Per la sua mostra a Wunderkammern, Thomas Canto creerà un’installazione site-specific animata attraverso una proiezione di video mapping, grazie alla quale il pubblico potrà sperimentare in maniera diretta la sua arte all’interno dello spazio della galleria. L’artista esporrà nuove opere in tecnica mista, realizzate con legno dipinto e tela, fili di nylon e scatole di plexiglas. Sarà inoltre presentata un’edizione limitata di litografie, prodotte dallo storico studio Idem di Parigi, in collaborazione con Print Them All.
Il testo critico della mostra sarà curato da Achille Bonito Oliva.

Ingresso libero, dal mercoledì al sabato dalle 17.00 alle 20.00.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.