Per celebrare le feste abbiamo deciso di allietare gli animi dei lettori con una selezione delle copertine che il settimanale The New Yorker, dal 1925 (anno della sua fondazione) a oggi, ha dedicato al Natale. Immagini di maestri dell’illustrazione di ieri e di oggi che scandiscono il trascorrere degli anni raccontandone il rituale della festa e offrendo uno spaccato socioculturale e politico della storia mondiale del Novecento.
Le stampe di tutte le cover del The New Yorker possono essere acquistate qui.
24 Dicembre 1927 : Cover art Andre De Schaub14 Dicembre 1929 : Cover art Theodore G. Haupt15 Dicembre 1934 : Cover art William Cotton11 Dicembre 1937 : Cover art Constantin Alajálov10 Dicembre 1938 : Cover art Ilonka Karasz19 Dicembre,1942 : Cover art Garrett Price14 Dicembre 1946 : Cover art William Cotton16 Dicembre 1944 : Cover art Alain26 Dicembre 1953 : Cover art Ilonka Karasz10 Dicembre 1955 : Cover art Alain21 Dicembre 19057, : Covert art Abe Birnbaum12 Dicembre 1959 : Cover art Abe Birnbaum17 Dicembre 1960 : Cover art Beatrice Szanton3 Dicembre 1960 : Cover art Charles E. Martin
14 Dicembre 1963 : Cover art Arthur Getz
25 Dicembre 1965 : Cover art George Price18 Dicembre 1965 : Cover art Arthur Getz24 Dicembre 1966 : Cover art William Steig“4 Dicembre 1990 : Cover art Davis20 Dicembre 1993 : Cover art Sempe13 Dicembre 1993 : “Even the Late Shop Early”, Cover art Edward Sorel18 Dicembre 1995 : “Santa City”, Cover art Max13 Dicembre 1999 : “The Big Bag”, Cover art Franco Matticchio18 Dicembre 2000 : “’Twas the Night Before Hanukkah”, Art Spiegelman24 Dicembre 2001 : “‘Twas the Night After Christmas” : Cover art William Joyce12 Dicembre 2005 : “Jingle All the Way,” Cover art Seymour Chwast7 Dicembre 2009 : “Holiday Cheers”, Cover art Jan Van Der Veken21 e 28 Dicembre 2015 : “Holiday Spirit”, George Booth
Design Playgroundè un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.
Designcome “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.
Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo: “Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.
Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.
Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.
Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.
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