Spector, lo scanner tascabile per il riconoscimento dei font

Fiona O’Learyuna studentessa del Royal College of Art, ha messo a punto il primo prototipo di Spector, dispositivo portatile che permette ai progettisti di eseguire la scansione di materiale stampato e di rilevare il tipo di carattere, dimensione e colore esatto. Tramite un pulsante sulla parte superiore, l’obiettivo macro cattura un campione (testo o colore) e invia i dati registrati a un archivio online. Oltre al carattere tipografico Spector identifica crenatura e interlinea, e del colore fornisce le esatte specifiche di RGB, CMYK o Pantone.

Si collega al computer tramite bluetooth e funziona come un plug-in di Indesign, consentendo all’utente di eseguire, in modo istantaneo, la scansione di un campione stampato e quindi modificare il carattere sullo schermo per abbinarlo e caricare il colore nella tavolozza campione.

Al momento Spector è in grado di rilevare un solo tipo di carattere alla volta, mentre registra diversi colori, e funziona meglio se la scansione ha un campione variabile di caratteri da analizzare. È possibile per ora memorizzare fino a 20 immagini.

“Come designer ho sempre desiderato raccogliere dei campioni da cui trarre spunti. Vedo Spector come uno strumento utile per la composizione che permette di utilizzare libri, manifesti e segnaletica come materiale d’ispirazione. È un metodo per capire meglio la tipografia e rendere più comprensibile la composizione tipografica, comunicando fattori invisibili quali le dimensioni, la crenatura e l’interlinea”.

Spector è già un prototipo funzionante, ma Fiona è alla ricerca di un finanziamento e parallelamente sta portando avanti la lavorazione per un ulteriore sviluppo del prodotto. Forse tra un anno o giù di lì avvierà una campagna di Kickstarter e allora potremmo finalmente avere la possibilità di toccare con mano il primo campione di Spector.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.