I nuovi Oscar Mondadori. Il rebranding di Leftloft

È dello studio milanese Leftloft il rebranding degli Oscar Mondadori, la collana di libri tascabili edita dalla Arnoldo Mondadori Editore nata nel 1965 con lo scopo di portare il pubblico generalista più vicino alla grande letteratura e che rappresenta il più importante catalogo italiano di best-seller internazionali.
Lo studio ha inizialmente partecipato a una gara indetta da Mondadori per il rebranding di una singola collana degli Oscar, ma il lavoro del team di Andrea Braccaloni, fondatore e direttore creativo di Lefloft, è stato così convincente che la casa editrice ha deciso di affidargli l’intero catalogo degli Oscar

“Nel corso degli anni, i generi e le serie si sono moltiplicate: al momento gli Oscar comprendono oltre 4.500 titoli, 28 serie diverse e più di 1.200 autori, mettendo insieme classici antichi, moderni e contemporanei, thriller, romanzi d’amore, saggi filosofici e scientifici, libri per bambini e manuali. In breve, gli Oscar sono un importante valore culturale e una forza indiscussa sul mercato, che tuttavia ha subito un’endemica mancanza di unità e quindi di identità.

Il rebranding e il restyling di tutta la collezione ha dato agli Oscar una nuova identità, trasformando questo vasta opera in una grande, eppure armoniosa, famiglia. Il logo degli Oscar svolge un ruolo chiave in questa operazione. La statuetta del marchio, in una forma semplificata e più contemporanea, è inscritta ora all’interno di una “O” piena. Inoltre, il suo uso grafico è stato ‘normalizzato’, assumendo un ruolo dominante nell’equilibrio visivo delle copertine, posizionato in alto in primo piano, è il sigillo che rende gli Oscar immediatamente riconoscibili dagli altri libri sugli scaffali”.

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Il progetto degli Oscar è stato concepito come un grande corpus unico rafforzando così il sistema identitario della collana, approccio che ha permesso a Leftloft di portare avanti il lavoro velocemente e in modo seriale. Per il momento si sono occupati del ridisegno delle prime sei collane del catalogo e in sole cinque settimane sono state completate ben duecento copertine, e altre centosettanta sono già in cantiere.

Oltre alla grafica audace dai colori chiassosi e appariscenti (scelta apparentemente azzardata ma al tempo stesso seduttiva per il lettore e volta alla differenziazione sullo scaffale dalle edizioni “concorrenti”), i nuovi Oscar si distinguono anche per un elemento cartotecnico innovativo. Il “taglio” della copertina offre infatti ai lettori la possibilità di sbirciare oltre la prima pagina e li invita a scoprire istantaneamente lo spirito del libro, immergendosi nella sua atmosfera già dal primo sguardo mentre sono ancora in libreria.

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Abbiamo progettato i nuovi Oscar immaginandoli come una grande famiglia composta da tante piccole tribù. Ogni categoria è diversa dalle altre, ma tutte sono caratterizzate da un’iconografia pop espressiva e raffinata su misura adatta alle esigenze di ogni diverso genere. Ogni autore principale ha un proprio universo grafico affidato a un artista o a un illustratore. Le font del titolo seguono una logica temporale, una timeline stilistica che abbiamo sviluppato appositamente per gli Oscar, in continua evoluzione in base al periodo in cui i testi sono stati scritti (che vanno dai classici antichi ai best-seller contemporanei).

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LFT Arnoldo è la famiglia di font che abbiamo progettato specificamente per Mondadori. Viene utilizzato per il logo, per i testi della costola e per i nomi delle differenti serie. Per un catalogo così eterogeneo, è stato necessario trovare un coerente paradigma flessibile, che tenga conto delle differenze di genere e di lettori, e allo stesso tempo garantisca armonia tra le sue parti.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.