Il 29 giugno di cento anni fa nasceva a Pontestura, in provincia di Alessandria, uno dei più grandi disegnatori di caratteri di tutti i tempi, Aldo Novarese.
Tra tutte le bellezze che dobbiamo a Novarese ci sono oltre 100 famiglie di caratteri ancora oggi utilizzati in tutto il mondo come Eurostile, Magister, Recta, Stop, Forma. Ma a lui dobbiamo anche una delle più interessanti classificazione dei caratteri che li vede suddivisi in 10 famiglie stilistiche, in base a grazie, contrasti, proporzioni, al periodo storico (Lapidari, Medievali, Veneziani, Transizionali, Bodoniani, Egizani, Ornati, Scritti, Lineari, Fantasie).
In occasione di questa ricorrenza è stata lanciata la campagna di crowdfunding per la ristampa di Alfa-Beta come riproduzione fedele della prima edizione, una testimonianza autografa del lavoro di Aldo Novarese e del suo metodo progettuale, per la prima volta disponibile anche in inglese.
Per raccontarvi questo libro e tutto l’immenso lavoro che si nasconde dietro a questo progetto, abbiamo avuto il piacere di intervistare Matilde Argentero, una delle nipoti di Aldo Novarese nonché designer.
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Quest’anno cade il centenario dalla nascita di tuo nonno, Aldo Novarese. Un uomo che ha attraversato quasi un intero secolo donando al mondo oltre 100 famiglie di caratteri che possiamo ritrovare ancora oggi quotidianamente in logotipi, insegne, copertine di dischi o libri, etichette di prodotti. Per questo importante avvenimento avete deciso di ristampare Alfa-Beta, volume da lui scritto nel 1964 e considerato pietra miliare della grafica italiana. Cosa contiene questa pubblicazione? E come si differenzia dalla prima edizione già menzionata e dalla seconda uscita nel 1983 ?
Alfa-Beta, libro dedicato alla storia della scrittura e all’evoluzione del carattere, come accennato è stato prodotto in due edizioni: la prima nel 1964 e la seconda nel 1983. La ristampa alla quale stiamo lavorando sarà una fedele riproduzione della prima versione.
L’ordine dei capitoli è cronologico, ma l’esposizione dei contenuti si sposta gradualmente dalla cronaca di fatti e circostanze storiche a una narrazione sempre più affidata a tavole e illustrazioni che presentano la varietà di forme visive dei caratteri più moderni, arrivando alla presentazione di progetti tipografici innovativi come l’Eurostile, pubblicato dalla Nebiolo appena due anni prima della comparsa del volume. Il libro è intervallato da tavole dimostrative di stili calligrafici e caratteri tipografici spesso selezionati tra quelli disegnati dallo stesso Novarese. È ricco di stimoli visivi e il suo impaginato è talmente interessante, che la nostra scelta progettuale è stata quella di preservarne totalmente la natura, sia estetica, che di contenuti, seppur alcuni aspetti della trattazione siano stati ormai superati. Abbiamo, inoltre, ritenuto che fosse di fondamentale importanza prevedere una traduzione in inglese, per permettere la fruizione di questo libro a un pubblico internazionale. Questa sarà inclusa all’interno di un libro commentario, che approfondiremo successivamente.
Le due edizioni sono allineate per quanto riguarda il contenuto teorico, ma alla seconda edizione furono aggiunte delle tavole di caratteri disegnati da Novarese tra il 1965 e il 1983, alcune delle quali già contenute ne Il Segno Alfabetico – altro suo libro uscito nel 1971, poi riedito nel 1990 e nel 1998 – e incluse in Alfa-Beta senza applicare alcun adattamento di impaginazione.
Questa seconda edizione ha risposto all’esigenza di ottimizzare i costi di produzione di un testo che si rivolgeva alle scuole, riducendo i colori di stampa da tre a due per pagina, utilizzando una carta patinata opaca bianca, in sostituzione della uso mano color avorio che arricchiva la prima edizione, e infine optando per una rilegatura a copertina morbida, anziché cartonata.
L’attuale riedizione vuole restituire ad Alfa-Beta un posto nelle librerie di tutti gli studiosi e gli appassionati di tipografia e type design, donando nuovamente a questo testo la sua prima identità.
Secondo te in che modo tuo nonno, da praticante della disciplina e non da teorico, è riuscito in questo libro ad affrontare la teoria e la pratica del disegno dei caratteri ma anche la storia del carattere tipografico con un taglio originale e dinamico?
Per prima cosa il libro è costellato di stimoli visivi. Ogni concetto teorico è affiancato da elementi grafici che lo spiegano e lo traducono in un esempio pratico, rendendo i contenuti veicolati immediatamente comprensibili per il target di riferimento di questo libro, il cui intento è chiaramente esplicitato dall’autore nella premessa: “Lo scopo pratico, quindi, di questa trattazione, ha limitato la scelta su quello che può tornare veramente utile allo studio delle forme e dello stile dei caratteri, e ad identificare le epoche nelle quali si è formata.”
Inoltre i testi sono spesso sovrastampati con grafiche che valorizzano più la composizione grafica, che la leggibilità dei testi, quasi a dire che nonostante la teoria che sta dietro la costruzione della lettera sia fondamentale, il fascino della sua forma deve risultare appagante di per sé. È la ricerca estetica che anima questa materia e la stesura del libro stesso.
Alfa-Beta fu la prima occasione che mio nonno ebbe per racchiudere all’interno di una trattazione storica i suoi stessi caratteri. Infatti, nonostante il libro racchiuda in sé materiale tratto dai più rinomati testi di tipografia e storia della scrittura all’epoca disponibili, italiani e internazionali, molte delle tavole di costruzione dei caratteri furono disegnate dall’autore sulla base di suoi caratteri.
“Della vita di Novarese si conosce poco. Come la vita di molti maestri sta nelle cose che hanno prodotto in cui, con tenacia quotidiana, hanno impresso e fuso il loro sentire più intimo, l’imperativo di dare forma alla bellezza è una semplice reazione ai fatti tristi e ai traumi che la vita, vivendola a pieno, procura.”
Queste le parole di Mauro Bubbico tratte dalla tesi “Aldo Novarese. uomo dai molti caratteri”. Credi che la bellezza di cui è stato capace tuo nonno sia dovuta in parte anche al suo essere stato in grado di trasformare il dolore causato dalle vicende drammatiche di cui è stato protagonista durante la guerra in qualcosa di altro, in qualcosa di più alto?
Credo che l’estrema sensibilità di mio nonno abbia trovato nell’espressione artistica una via salvifica per manifestarsi in tutta la sua potenza. Spesso una tale caratteristica emotiva, se non incanalata in attività creative accettate e riconosciute dalla società, rischia di diventare un fardello troppo pesante da portare.
Delle vicende di guerra mio nonno non proferiva parola, tanto che in famiglia siamo entrati a conoscenza di questi avvenimenti solo leggendo interviste che rilasciò a giornali di settore. In aggiunta a ciò, purtroppo, non si può dire che mio nonno abbia vissuto una vita priva di preoccupazioni, poiché la famiglia che costituì insieme alla sua amata moglie Maria De Maria, fu segnata da grandi dispiaceri, ultimo dei quali la morte prematura della loro primogenita, Gabriella Novarese, mancata nel 1992 di malattia.
Il disegno a mano libera di caratteri e la pittura furono i due mezzi espressivi principali, che a mio avviso gli permisero di esprimersi senza la necessità di utilizzare la parola, mezzo che per un animo così sensibile e vicino al dolore, spesso può risultare troppo invasivo.
Credo che l’estrema sensibilità di mio nonno abbia trovato nell’espressione artistica una via salvifica per manifestarsi in tutta la sua potenza. Spesso una tale caratteristica emotiva, se non incanalata in attività creative accettate e riconosciute dalla società, rischia di diventare un fardello troppo pesante da portare.
Da chi nasce l’idea di questa ristampa e qual è il team che ha messo in moto il progetto?
Il progetto nasce da un’idea di Lorenzo Bolzoni, senior designer per Bao Publishing, che avendo fatto molta fatica ad entrare in possesso di una copia di Alfa-Beta, ormai fuori stampa da quasi quarant’anni, si è proposto alla nostra famiglia per curarne la ristampa.
L’occasione del centenario della nascita di mio nonno, che si sarebbe festeggiato il 29 giugno 2020, a poco meno di un anno dalla proposta di questo progetto, fu interpretato dalla nostra famiglia come un segno inequivocabile del fatto che la ristampa andasse fatta. Così si costituì il team di lavoro, che al fianco di Lorenzo vede ora me, designer di professione e una delle quattro nipoti di Aldo Novarese; Archivio Tipografico, una realtà torinese dove i caratteri mobili e la stampa in letterpress si coniugano sapientemente con una ricerca grafica contemporanea e sperimentale; e infine Studio 23.56, l’agenzia grafica interna ad Archivio Tipografico.
Dietro l’operazione di ristampa c’è un importante lavoro di restauro degli impianti originali della prima edizione. Come sono stati recuperati e come verranno restaurati e digitalizzati?
Durante i primi passi che abbiamo mosso per sondare le varie strade percorribili per riprodurre fedelmente questo volume, abbiamo contattato il Politecnico di Torino, in quanto erede dei diritti di stampa e di tutti i materiali di proprietà di Progresso Grafico, la casa editrice che curò le due edizioni di Alfa-Beta, nonché associazione culturale di insegnanti, industriali e cultori della stampa, fondata a Torino nel 1946 e scioltasi nel 2014.
È stato attraverso il Politecnico di Torino, nella persona del professor Piergiuseppe Molinar, che siamo entrati in possesso delle pellicole in acetato utilizzate per la stampa della seconda edizione del volume, nel 1983. Questo materiale è stato pulito a mano e scannerizzato per ottenere dei file a 2400 dpi. L’elevatissima qualità di scansione ha ovviamente rilevato tutte le impurità e i segni di usura accumulati nel tempo, richiedendo un intervento di ulteriore pulizia e correzione digitale. Ad ogni elemento che costituisce la pagina, è infine stato assegnato il colore di stampa, seguendo la scomposizione effettuata nel libro nei tre colori ocra, ottanio e nero.
Questo materiale è stato pulito a mano e scannerizzato per ottenere dei file a 2400 dpi. L’elevatissima qualità di scansione ha ovviamente rilevato tutte le impurità e i segni di usura accumulati nel tempo, richiedendo un intervento di ulteriore pulizia e correzione digitale.
Quali sono le ricompense che può scegliere chi deciderà di sostenere la campagna crowdfunding?
La piattaforma Kickstarter nasce per permettere a dei progetti creativi di ottenere finanziamenti da chiunque sia interessato a vederli realizzati. Gli utenti, quindi, pre-acquistano l’oggetto o il servizio in questione, prima che questo sia effettivamente disponibile sul mercato, fornendo all’ideatore del progetto la liquidità necessaria per la realizzazione della sua idea, che viene descritta nei dettagli attraverso video, foto e testi.
Nel nostro caso, quindi, il finanziamento che richiediamo è orientato alla stampa di Alfa-Beta, che avverrà in autunno. Il libro è pre-acquistabile in due diversi cofanetti, che abbiamo chiamato “Alfa-Beta” e “Alfa-Beta Deluxe”. La differenza tra i due è quella che segue:
ALFA-BETA
All’interno di una custodia in cartoncino, è contenuto il libro (uguale a quello dell’ edizione del 1964) e la Reader’s Guide, ovvero un libro commentario, nel quale sono incluse due trattazioni aggiuntive: una prefazione a cura di Enrico Tallone, che offre un contesto storico all’edizione del 1964, e un testo a cura del team di lavoro, che ripercorre le scelte curatoriali della attuale ristampa. Infine il Reader’s Guide ospiterà anche la traduzione in inglese di tutti i testi di Alfa-Beta e dei contenuti aggiuntivi.
ALFA-BETA DELUXE
All’interno di un cofanetto in cartone rigido, rivestito in tela, è contenuto, come nella versione precedente, Alfa-Beta e il Reader’s Guide. In aggiunta, questa versione contiene anche uno specimen nel quale una selezione di caratteri disegnati da Novarese e prodotti in piombo dalla Fonderia Nebiolo saranno stampati in letterpress da Archivio Tipografico, dando vita a un fascicolo di grande prestigio e ricercatezza stilistica.
Per sostenerci in questo ambizioso obiettivo, proponiamo anche altre “ricompense”, con importi che variano da un contributo minimo di €5 a somme molto più consistenti, rispondendo alle esigenze di un pubblico molto variegato, composto da simpatizzanti, amanti della materia e collezionisti.
Nello specifico:
- lo Specimen acquistabile da solo;
- il Font Digitale Nova Augustea, carattere utilizzato per il titolo di Alfa-Beta, disegnato nelle sue lettere maiuscole dal maestro di Novarese, Alessandro Butti, e completato da Novarese stesso con il disegno delle lettere minuscole; digitalizzato per l’occasione dallo Studio 23.56;
- il Dittico di Poster (50 x 70 cm l’uno), che ripropone la gigantografia delle pagine 250-251 di Alfa-Beta, nelle quali Novarese introduce il carattere Eurostile, delineando il processo progettuale che ha dato vita alle sue forme.
Tutti questi prodotti sono acquistabili singolarmente o in “pack” precostituiti, che permettono di risparmiare sui costi di spedizione. Una delle formule più convenienti, pensata per studenti, enti e istituzioni, è la confezione da dieci Alfa-Beta, venduti a €50 l’uno, anziché € 65, come da prezzo di copertina.
Se dovesse raccontarci suo nonno con un ricordo, quale sceglierebbe?
Quando il nonno è mancato avevo da poco compiuto sette anni.
Conservo di lui pochi ricordi sfumati nei contenuti, ma pregni di sentimenti.
Richiamo con affetto i pranzi della domenica nella sua abitazione a Torino, in via Bibiana 9, nei quali il mio arrivo veniva celebrato da un piccolo dono, nascosto con premura da Aldo in un posto della casa sempre nuovo. Presto imparai che questo rito, nel quale mi era concessa l’autorizzazione di aprire tutti i mobili che fossero alla mia portata, era qualcosa di profondamente intimo: era il suo modo di incuriosirmi a lui e lasciarmi entrare nella sua vita. Allora non potevo sapere che l’abilità di frugare tra le sue cose mi sarebbe tornata tanto utile in futuro, quando avrei sentito l’esigenza di riscoprire la sua figura, oltre che di nonno, anche di disegnatore di caratteri noto in tutto il mondo, dando nuova vita a un suo capolavoro.
Aldo Novarese nacque a Pontestura nel 1920 e iniziò già a 16 anni a lavorare come collaboratore personale di Alessandro Butti presso la fonderia Nebiolo di Torino, dal 1880 una delle fabbriche più importanti del paese, che oltre a realizzare caratteri tipografici produceva anche macchine da stampa. Restò alla Nebiolo fino al 1972, dove realizzò la maggior parte dei sui tipi, con una pausa durante la guerra. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale venne infatti richiamato alle armi ma nel 1943 diventò partigiano, scelta che lo portò a vivere una delle esperienze più tragiche della sua vita e che raccontò solo dopo molto tempo. Durante un’esecuzione venne fucilato ma sopravvisse restando sotterrato dai cadaveri dei compagni per due giorni.
Finita la guerra tornò alla Nebiolo e nel 1952 divenne direttore artistico al posto di Butti. Ci rimase fino al 1973, quando lasciò l’azienda per la libera professione che portò avanti fino al 1995 anno della sua morte.
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