La poesia visiva di Olga Karlovac

Esplorazione e celebrazione di tutto ciò che la fotocamera non dovrebbe essere in grado di fare

Olga Karlovac è una fotografa croata che esplora l’oscurità e il mistero del mondo invisibile con occhio inquietante e pittorico. La sua macchina fotografica è come un’antenna cosmica sintonizzata per proiettare la frequenza impressionistica dello spazio tra la realtà e ogni altra possibilità sotto la luce del sole (Kurt Iswarienko). 

La città natale di Olga Karlovac, Zagabria, e quella in cui vive, Dubrovnik, sono i “palchi del teatro” per le sue creazioni allo stesso tempo drammatiche e incantevoli. Pioggia, ombre, vetro, umidità sono alcuni degli elementi centrali che la fotografa presenta nelle sue opere d’arte.

“Il suo lavoro è un’esplorazione e una celebrazione di tutto ciò che la fotocamera non dovrebbe essere in grado di fare e ci restituisce un’idea di mondo che altrimenti non saremmo in grado di vedere”. Olga predilige il bianco e nero che dà forza alla sua fotografia e ne sottolinea l’emotività risuonando di una malinconica bellezza. Il linguaggio astratto usato nel suo lavoro è il modo in cui lei stessa vede le cose e il modo in cui si connette con esse. 

Sarà facile perdersi nelle sue immagini dinamiche e sfuggenti, dove tutto è rarefatto, dove le forme si mescolano e le figure appaiono come creature sfuggenti. Di seguito i link per seguire il lavoro di Olga Karlovac su Instagram e sul suo sito ufficiale

"In un batter d'occhio 
nel momento tra il giorno e la notte, 
da qualche parte ai margini dell'oscurità e della luce
camminando per una strada deserta sotto la montagna dei ricordi 
mentre i forti venti del nord incidono i tuoi segni su tutta la mia pelle 
sento il tuo respiro e immagino..."

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.